I falò, segni di riconoscenza, festa di esultanza popolare, vengono a ricordare ogni anno l'intercessione miracolosa della Madonna della Vetrana.
Si accendono numerosi per le strade cittadine la sera dell' 11 gennaio. Alcuni, veramente mastodontici, come quello dinanzi alla chiesa della Matrice, San Leone Magno, bruciano cataste di legna, sprigionando in alto, nella notte scura, mille faville in segno della nostra gratitudine.
La gente affolla le strade, rimane estasiata al cospetto delle altissime fiamme, e partecipa al canto mariano tradizionale "Tu sei del popolo, letizia e pace". Come in ogni festa popolare, c'e' poi la parte gastronomica. Tutti si lasciano volentieri tentare dagli assaggi di taralli, ceci e fave abbrustoliti, nocelline e da un bicchiere di vino. Il tutto è offerto con generosità da chi ha allestito la "fanova".
Ottima anche l'iniziativa, instaurata da qualche anno, dei frantoiani castellanesi.
Fanno gustare ai visitatori dei falò il loro olio nuovo e genuino col quale condiscno le bruschette con i pomodori "appesi", conservati dall'estate. Veramente la tradizione più antica prescriveva che si mangiassero, riscaldati nella cenere calda dei falò, "sarôche i scartapìjete", pesci secchi salati e affumicati, conditi con abbondante olio e accompagnati dal pane. Naturalmente l'arsura procurata dai pesci richiedeva una buona dose di vino rosso primitivo. Quando è festa, è festa! A laude e gloria di Dio!
Il giorno dopo, il 12 gennaio, il simulacro della Madonna della Vetrana viene portato, con solenne processione, in città e rimane alcuni giorni in Chiesa Madre alla venerazione riconoscente dei fedeli che numerosi la visitano. |
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